lunedì 1 dicembre 2008
SKY: BERLUSCONI NON SI OCCUPA DELLE AZIENDE DI FAMIGLIA MA DI QUELLE DELLA CONCORRENZA
SKY, VELTRONI: MISURA COLPISCE UN'IMPRESA E I CITTADINI
MADRID - "Questa misura è un modo per colpire un'impresa, Sky, che produce e da lavoro e per colpire i cittadini, deprimendo ulteriormente il paese". Così il segretario del Pd Walter Veltroni critica il provvedimento previsto nel decreto anticrisi. "E' una misura - evidenzia Veltroni - che agisce per il 92% sul principale concorrente di Berlusconi. E poi siamo sempre da capo a dodici: il governo prende una misura che è un aumento delle tasse perché non stiamo parlando di famiglie ricche ma dei tifosi di calcio che si sono abbonati a Sky, ora si trovano il prezzo raddoppiato".
SKY, EVENTUALE AUMENTO IVA SARA' A CARICO CLIENTI
Se il provvedimento del governo che prevede l'aumento dal 10 al 20% dell'Iva per la pay tv sarà "confermato dal Parlamento, a partire dal primo gennaio ogni cliente di Sky avrà un aumento delle imposte sul suo abbonamento pari al 10%". In una nota l'azienda ribadisce la sua posizione, spiegando che l'onere di una tale decisione sarebbe totalmente a carico dei suoi clienti.
"Sky ribadisce che il provvedimento approvato dal Governo - aggiunge l'emittente - prevede un raddoppio dell'Iva per le 4.7 milioni di famiglie che hanno liberamente scelto di abbonarsi ai nostri prodotti. Si tratta di un aumento delle imposte per gli abbonati e dunque, come qualsiasi aumento dell'Iva, è integralmente a carico del consumatore. Ciò significa che qualora questo provvedimento fosse confermato dal Parlamento, a partire dal primo gennaio ogni cliente di Sky avrà un aumento delle imposte sul suo abbonamento pari al 10%".
BERLUSCONI: PENALIZZATE ANCHE MEDIASET E MONDADORI
Il premier Silvio Berlusconi difende la norma che alza l'Iva dal 10 al 20% per le pay tv inserita nel pacchetto 'anti-crisi', la cosiddetta 'tassa Sky'. Ma le polemiche suscitate dall'intervento sulla tv satellitare e la reazione del gruppo di Rupert Murdoch innescano, comunque, una riflessione sulla misura nella maggioranza.
Tanto che da più parti nel centrodestra vengono ipotizzate limature o modifiche in sede di dibattito parlamentare che, secondo quello che è al momento l'orientamento del governo, dovrebbe partire a Palazzo Madama. D'altra parte il 'caso-Sky' rappresenta anche un macigno sulla strada, piuttosto stretta, del dialogo auspicato dal Cavaliere. Tutta l'opposizione si scaglia contro la norma considerata dal centrosinistra frutto del conflitto di interessi del premier e penalizzante per milioni di famiglie con l'Italia dei Valori che la bolla come "scandalosa" e da "Repubblica delle banane". Nulla di tutto ciò per il presidente del Consiglio che, in collegamento telefonico all'assemblea della Dc, per le Autonomie di Gianfranco Rotondi difende il testo.
"E' stata penalizzata anche Mediaset - dice - che sta facendo partire una tv a pagamento. Questo significa che la sinistra si è inventata ancora una volta il conflitto di interessi". In ogni caso dalla maggioranza si fa sapere che sulla questione verranno fatte verifiche tecniche. E, anche se, come spiega il sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni, Paolo Romani "al momento la decisione politica è questa", c'é chi non esclude la possibilità che in Parlamento si intervenga con emendamenti. Sulla norma su Sky "deciderà il Parlamento", dice il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. "Valuteremo nel merito la questione - sottolinea anche il presidente dei senatori Maurizio Gasparri - e se si trovano soluzioni sul campo c'é la massima disponibilità, vedremo". Gasparri sottolinea comunque che "l'importante è che non ci sia la volontà di colpire un gruppo importante".
Si spinge ancora più in là il vice presidente dei deputati del Pdl Italo Bocchino che sottolinea la necessità di "approfondire questa norma, serenamente in Parlamento e, se necessario, modificarla lasciando le cose come state fino a oggi". Il governo mantiene l'obiettivo di approvare il testo, almeno in un ramo del Parlamento, entro Natale, ma, se ci fossero modifiche e, dato che c'é tempo fino al 29 gennaio, il primo ok potrebbe slittare alla prima settimana dopo il rientro dalle ferie. Un tempo più ampio che potrebbe favorire un dialogo che, anche a seguito delle polemiche sulle tv satellitari, è sembrato allontanarsi.
"Nonostante le dichiarazioni odierne - sottolinea il parlamentare dell'Udc Roberto Rao - siamo sicuri che il dialogo chiesto da Berlusconi non verrà meno e uno degli effetti sarà quello di far tornare le pay-tv alla normativa precedente". Certo è che Pd e Idv vanno all'attacco contro quello che giudicano un ennesimo 'blitz' figlio del conflitto di interessi. L'ex presidente dei Ds, Massimo D'Alema, parla di una "anomalia" che "non è normale in un Paese democratico". Mentre Antonio Di Pietro parla di una iniziativa "scandalosa" da "Repubblica delle banane". E' una "sinistra-champagne" che "pensa più alle parabole che ai poveri", è la replica del centrodestra alle accuse contro il premier
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